Sul tema di Ulisse in Dante un approfondimento di M. Cacciari.

Dal DVD dedicato a Dante nella serie multimediale “Il Caff� letterario”  - ottobre 2010.

(trascrizione della traccia audio a cura di Sebastiano Villani)

 

“…Dante, vedete, � costantemente curioso. Vedete come chiede sempre, no, a Virgilio, a Beatrice. Chiede, chiede, chiede spiegazioni, vuole sapere, vuole che il suo viaggio sia un'esperienza ricca, piena, di tutte le cose, delle cose terrene, mondane, come delle cose celesti, sovraterrene. Vuole sapere, chiede, vuole veramente essere educato. Ma la sua esperienza, ecco, la sua esperienza � dettata da quell'amore che � amore "ordinato". E questo � fondamentale, � "amor ordinatus", perch� c'� anche amore "inordinato". Le grandi immagini dell'"amore inordinato" sono quelle di Paolo e Francesca, e di Ulisse.

Queste sono le due grandi immagini dell'amore "in-ordinato". Leggerle da sole significa non capire niente. Ma se le si legge in questo contesto allora si capisce il grande simbolo che appare: amore "ordinato", amore "in-ordinato", quello di Paolo Francesca, amore che � passione ma che non sa. Mentre amore � anche, � essenzialmente amore di sapere e di conoscere e attraverso la conoscenza temperarsi, ordinarsi (Virgilio), mentre quello � un amore disordinato, "inordinato".

E amore "in-ordinato" � anche quello di Ulisse perch� � amore per il conoscere e basta, per fare esperienza delle cose che si dispongono sull'orizzontale dell'immanenza, da lido a lido, da popolo e popolo. Solo sull'orizzontale, mai salire! Viaggiare sull'orizzontale! Mentre il viaggio di Dante � un salire, un ascendere, un volare, fino allo stesso inattingibile. Questo � il viaggio, il viaggio di Dante deve combinare il viaggio sull'esperienza e il viaggio che � salita, che � volo, che � ascesa, che � ascesa: ascesa � lo stesso termine di ascesi (askesis, fatica, esercizio). L'esercizio � tutto, diceva il nostro Leopardi, l'esercizio � tutto.

 

Ecco l'ascesa-ascesi, combina le due dimensioni, combina queste dimensioni. Questa � un'idea che risuona anche in Eliot, quando Eliot dice che Dante, davvero, per lui � pi� ricco di Shakespeare, perch� � in  Shakespeare abbiamo tutto, tutto il dispiegarsi della vita umana, e delle passioni umane sull'orizzontale del mondo, ma in Shakespeare � veramente "tamquam Christus non esset", � come se Cristo non fosse mai stato. Questa � la grandezza di Shakespeare, nessuna idea di redenzione, nessuna idea di salvezza, "tamquam Christus non esset", questa � la gran... questa � la visione, disincantata, di Shakespeare: tutto l'umano sull'orizzontale, in tutta l'ampiezza dell'orizzont.... In Dante hai questo, hai Paolo Francesca, hai Ulisse, hai tutte le figure possibili e immaginabili, che puoi ritrovare in Shakespeare, e hai l'ascesa, e hai anche questo viaggio che ti conduce alla Somma Libert�, che ti conduce all'Eterno, che ti conduce al Divino. Grazia! Questo � l'aspetto medievale di Dante…”