Giudizi su R.M. - Centro Studi Rocco Montano

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Giudizi su R.M.

Conoscere R. M.
Giudizi sull'opera di R.M. (a cura di P. G. Montano)

Kenelm Foster
(Università di Cambridge)
V. Arangio Ruiz
(Università di Firenze)
Karel Svoboda
(Università di Praga)
G. A. Borgese
(Università di Roma)
Paolo Brezzi
(Università di Napoli)
J.A. Mazzeo
(Columbia University)
Fernando Salsano
(Università di Roma)
Umberto Eco
(Università di Bologna)
Battista Mondin
(Università Gregoriana)
Times Literary Supplement (Sett. 1963)
Attilio Momigliano
(Università di Firenze)
J.A. Scott
(Università di Reading)
Thomas Bergin
(Yale University)
Donato Gagliardi
(Università di Messina)
Helmut Hatzfeld
(The Catholic University of America)
A. Curtayne
(Università di Belfast)
Battista Mondin
(Università Gregoriana)
Vittore Branca
(Università di Padova)
Armando Balduino
(Università di Padova)
Jacques Goudet
("Revue des études italiennes")
Augusto Del Noce

KENELM FOSTER
Per chiunque senta l'importanza, non solo culturale, ma anche morale e religiosa, della poesia di Dante, ed abbia a cuore che si diffonda sempre più una retta e chiara intelligenza di essa, questi scritti del Montano e sopra tutto i Suggerimenti per una lettura di Dante dovrebbero contarsi fra quanto di più autorevole sia mai stato scritto sulla Divina Commedia. Dire questo può sembrare dire troppo, ma abbiamo ben pesate le nostre parole.
Kenelm Foster (Università di Cambridge) Le parole e le idee (1960)

V.ARANGIO RUIZ
Lo studio che ne fa il Montano,dalla scontentezza che accompagnò e seguì la conversione, alla soluzione che Manzoni tentò di dare a quella scontentezza con gli Inni Sacri... fino ai Promessi Sposi... tutto questo si poteva proseguire è ben visto, ben detto nelle pagine del Montano.
V.Arangio Ruiz (Università di Firenze) Letteratura moderna (1952)
 
KAREL SVOBODA
Comme on le voit M. Montano tache avant tout de ranger Manzoni dans l'évolution historique et d'établir l'esthetique et la philosophie de celui ci. Cette esthetique qui est realiste et cette philosophie qui, est, au fond, catholique, il les presente d'une manière convecainte et avec ferveur...; elles sont, certainment toutes contraires aux idees de Croce. En commentant Manzoni, M.M. est toujours tourné vers le passé ainsi que vers les temps posterieurs, étant meme ici fidele a son point de vue historique.
Karel Svoboda (Università di Praga) Erasmus (1952)
 
G. A. BORGESE
Ultimo cronologicamente ma ancora anteriore, benchè di poco, alla conversione del Croce è il bellissimo libro di Rocco Montano, Manzoni o del lieto fine (Napoli, Conte, 1950). Nel quale si vedano, fra le altre, le splendide pagine sulla questione della lingua e della riforma manzoniana di essa, sollevata dai livelli di grammatica e di vocabolario al significati metafisici nei quali la poesia e la dottrina del Manzoni si adempiono ugualmente entro la sublimità del suo pregare.
G.A.Borgese (Università di Roma) Corriere della Sera (1952)
 
PAOLO BREZZI
Anche a tal proposito il Montano ha pagine acute e finissime, ( Manzoni o del lieto fine ) in quanto riesce a rivendicare il vero cattolicesimo manzoniano non in base a dati estrinseci o con una polemica puramente verbale contro i fautori dell'altra tesi, ma rivivendo dall'interno tutta I' opera manzoniana e mostrando come non la si può veramente comprendere se non si coglie in essa l'approfondirsi di un pensiero e di un'arte cattolica.
Paolo Brezzi (Università di Napoli) Idea (1952)
 
J. A. MAZZEO
L'accostamento dell'autore a Dante rappresenta una delle più importanti tendenze della critica dantesca contemporanea: lo sforzo di studiare la Divina Commedia alla luce degli ideali estetici e dell'arte del Medieovo e di esplorare i principi e la linea centrale che governano l'universo del poema. Esso è così egualmente lontano dalla pura critica "estetica" di De Sanctis e di Croce e dagli studi di B. Nardi e A. Renaudet...
J.A. Mazzeo (Columbia University) Comparative Literature (1957)
 
FERNANDO SALSANO
Andiamo invece a rileggere le conclusioni di un secolo e più di critica dove sono i volti dei due Dante, il peccatore... e il poeta? Non è necessario scegliere nomi tra i maggiori o i minori esegeti di ieri e di oggi per assegnare le responsabilità di una tale confusione, di una tale grave confusione, di un tale grave misconoscimento dello spirito di un'opera o di un poeta ... Se il Montano nomina spesso il De Sanctis e Croce, i fondamentali poli di attrazione della sua polemica, è evidente che tutta una tradizione critica, prevalentemente laica e "bassamente romantica", è chiamata in causa con un moto di reazione che ha certamente i suoi eccessi, ma che sostanzialmente ha valide ragioni.
Fernando Salsano (Università di Roma) La fiera letteraria (1958)
 
UMBERTO ECO
Molto varia la raccolta del Montano (in L'estetica del pensiero cristiano) ottima introduzione ad un più vasto territorio di letteratura filosofica sul bello.Questa raccolta è inoltre preceduta da uno studio sull'estetica medievale tra i più nutriti sinora apparsi in Italia. A differenza della presente indagine quella del Montano esamina diffusamente la poetica dantesca e il confluire in essa di numerosi motivi della estetica medievale.
Umberto Eco (Università di Bologna), Sviluppo dell'estetica medievale in "Momenti e Problemi di Storia dell'Estetica, 1959, cita Montano

BATTISTA MONDIN
In quest'opera l'A. elabora un'interpretazione nuova, rivoluzionaria della Divina Commedia, intesa a superare "L'interpretazione "romantica" del De Sanctis e del Croce ancora oggi così in voga ... Numerosi studiosi di Dante specialmente in Germania (Guardini) e America (Singleton e Ferguson) hanno fatto osservare che l'interpretazione romantica è troppo semplicistica, incapace di far gustare tutta la bellezza della poesia della Commedia, e insufficiente a spiegare l'unità del poema; però non hanno saputo suggerire dei canoni nuovi per costruire un'interpretazione diversa. Questo è stato fatto da Rocco Montano nel libro "La storia della poesia di Dante". I canoni su cui Montano fonda la sua interpretazione sono due (ottenuti capovolgendo i canoni dell'interpretazione romantica): distinzione fra Dante poeta e Dante personaggio, identificazione della struttura con la poesia... Il risultato fondamentale di questa distinzione ... è che è affatto impossibile prestare al poeta i diversi moti di simpatia e di partecipazione al destino delle anime dannate, l'ammirazione per Farinata o per Ulisse, la devozione per Brunetto. Né questi personaggi potevano avere nulla di ammirevole o di amabile per la coscienza cattolica di Dante: né egli poteva trovare alcuna ragione o alcuna giustificazione per dichiarare in un poema sacro inteso a convertire le genti, in ogni momento la propria solidale pietà , la propria venerazione ... Di fatto è del tutto chiaro che è il solo personaggio Dante , pellegrino di una salvezza ancora lontana, quello che si commuove per Francesca, si china riverente a Brunetto, si protende verso Ulisse... Alla luce di questi due canoni l'A. rifà da capo a fondo l'interpretazione della Divina Commedia pervenendo a risultati che sono la più sicura conferma della giustezza dei canoni seguiti. L'A. spera che il suo libro possa sostituirsi nelle scuole ai commentari oggi in voga, d ispirazione romantica .... speriamo sinceramente che il libro possa ottenere il successo desiderato. Però anche se la popolarità tarderà ad arrivare, siamo certi che l'opera di Rocco Montano è destinata a segnare una svolta decisiva nella storia della critica dantesca e contribuirà sostanzialmente al ritorno a una interpretazione cristiana della Commedia.
Battista Mondin (Università Gregoriana) Divus Thomas (1961)

TIMES LITERARY SUPPLEMENT
... questa distinzione (tra Dante poeta e Dante personaggio ) così raramente considerata da studiosi di tendenza erudita o di inclinazione laica, è stata particolarmente utile nell'opera di Rocco Montano. Il dott. Montano sta divenendo rapidamente un'importante voce nella critica dantesca Nella sua prefazione, (a "Storia della poesia di Dante") che rassomiglia piuttosto a un manifesto, egli sostiene che la sua è essenzialmente una nuova interpretazione. Programmata in 2 volumi di cui questo è il primo, l'opera è una confutazione dei criteri di De Sanctis e di Croce. Essa si oppone tanto al metodo scientifico erudito quanto alle preziosità estetiche di ogni genere e ad ogni tendenza a prestare al poeta sentimenti di propria invenzione e mira a ricostruire le premesse della sua poesia. Egli accetta la responsabilità di un giudizio critico come meta finale, ma solo per una via che, egli sostiene, è nuova, cioè quella di ricercare la corrispondenza tra un'opera d'arte e le esigenze estetiche e spirituali dell'epoca in cui essa fu creata. Al di là di questa forte istanza appare la volontà di cercare il delicato equilibrio di tensione fra la società e la forza creatrice dell'artista.
Times Literary Supplement (Sett. 1963)

ATTILIO MOMIGLIANO
Egli non è autore di un solo libro: ha stampato ma non ancora diffuso, un volume sul Manzoni (Manzoni o del lieto fine )che mi pare debba entrare a far parte della migliore letteratura critica sull'argomento. Quanto al libro Dante e il Rinascimento, certo assai discutibile, è però un'opera di largo impegno, che implica una conoscenza affatto insolita della letteratura umanistica, della filosofia e della letteratura critica europea in materia. Montano ha inoltre, fra cose minori, una revisione dell'Estetica di Croce (Arte, Realtà e Storia ) che mi sembra degna di attenzione. Purtroppo egli è contro Croce, contro De Sanctis, contro Russo, contro Momigliano e la critica estetica: ma questo non può influire sul mio giudizio, come è naturale.
Attilio Momigliano (Università di Firenze) Il Ponte (Lettere Postume, 1962)
 
J. A. SCOTT
Il fatto che R. Montano rappresenta un tipo di critica particolarmente militante è stato evidente sin dalla pubblicazione del suo primo libro, (Dante e il Rinascimento) in cui denunziò le aberrazioni dei critici italiani contemporanei servili imitatori di De Sanctis e Croce. L'attacco continuò in Suggerimenti per una lettura di Dante (1956). Il prof. Montano ci presenta ora una organica interpretazione di tutta la Commedia che pur portando lo stesso titolo è diametralmente opposta al famoso saggio di Croce. L'Inferno offre a Montano la più ampia base per rinforzare la sua opinione che deve essere fatta una assoluta distinzione tra Dante pellegrino e il Dante poeta. Gli episodi di Francesca e Farinata, Brunetto e Ulisse sono punti chiave. 1 critici tradizionali hanno creduto che Dante ammira questi personaggi. Cercando di scavare sotto la superficie teologica essi hanno creduto di scoprire una sensibilità moderna di Dante il vero Dante che secondo essi non volle essere inceppato dai dettami e vincoli della fede o delle strettole della struttura della Commedia. Dobbiamo essere grati al prof. Montano per averci obbligato a guardare più da vicino e avere rivelato le crepe della interpretazione tradizionale.
J.A. Scott (Università di Reading) Comparative Literature (1962)
 
THOMAS BERGIN
Si tratta di un'opera imponente, (Storia della Poesia di Dante ) originale nello stile della presentazione, consistente e coraggiosa nella interpretazione e affacinante a leggersi. Il prof. Montano percorre un ampio cammino fermandosi in vari punti a sintetizzare argomenti di speciale interesse e mantiene il passo di un buon romanziere. Il tempo della sua prosa è, credo, uno dei punti di forza di Montano: il lettore è trascinato dal racconto o dalla esposizione e nello stesso tempo ha il tempo di sostare, per così dire a riflettere. L'intento dell'autore, di dare un "libro di agevole lettura, profondamente interessante" è certamente raggiunto. lo credo che egli è riuscito anche nel suo più importante proposito, che è quello di dare uno studio organico, rigoroso e coerente della poesia di Dante, specialmente della Commedia. E' questa coerenza, questa fedeltà alla propria interpretazione, che a volte sembra incorrere nella polemica ma non è mai una discussione gratuita, che dà all'opera la sua vitalità. La Commedia è per il prof. Montano essenzialmente la storia di questa evoluzione spirituale oggettivata in un'epica e chiaramente visibile nella generale allegoria. Nessuna di queste linee è interamente nuova , ma prese nell'insieme e sviluppate con tenace rigore , esse certamente giustificano, io penso, l'assunto dell'autore di aver scritto il primo, completo, organico, intrinseco commento della Commedia in italiano.
Thomas Bergin (Yale University) Italian Quarterly (1963)
 
DONATO GAGLIARDI
E' messa in luce ci sembra per la prima volta l'assoluta coerenza e l'oggettiva unità della rappresentazione l'opera del Montano ci pare rappresenti una tappa fondamentale nella storia della critica dantesca, atta a darci una più sicura e rigorosa prospettiva per l'intendimento della Commedia.
Donato Gagliardi (Università di Messina) Rivista di Metafisica (1963)
 
HELMUT HATZFELD
Questa è una originale, intelligente, autentica, in un certo senso, fanatica opera (L'estetica del Rinascimento e del Barocco)... Il principale proposito di Montano, quello di dare una "linea prospettica" della teoria e della realizzazione estetica da Dante a Racine è stato splendidamente soddisfatto.
Helmut Hatzfeld (The Catholic University of America) Comparative Literature (1964)
 
A. CURTAYNE
Lo studio di Rocco Montano di Napoli ha, io credo, rivoluzionato la conoscenza di Dante.
A. Curtayne (Università di Belfast), "America" (1965)

BATTISTA MONDIN
Lo sforzo, dunque, fatto da tutti i nostri storici della cultura e negli ultimi anni rinnovato da Franco Venturi, Diaz, Sergio Moravia, Paolo Rossi, Binni, Caretti e tanti altri per travestire da illuministi Vico e Muratori, Genovesi e Parini, Gravina e Bettinelli non è soltanto in conflitto con ogni evidenza dei testi e il M. offre un'assai convincente dimostrazione ma porta a rigettare le posizioni altamente valide, ben superiori a quelle dell'illuminismo, che il pensiero italiano presenta... La correzione che investe tutta la cultura del Settecento ci sembra del tutto ineccepibile... In molti studi su Dante, e specialmente nel due volumi "Storia sulla poesia di Dante" il M. aveva interamente capovolto, clà venti anni fa, la visione di Dante accettata sempre dal Romanticismo fino a tutti critici di oggi. Questa ricostruzione del tutto nuova e completa di Dante in "Lo spirito e le lettere" è riassunta in circa cento pagine che rappresentano indubbiamente uno più solidi profili di Dante che abbia la cultura italiana e straniera. Questa storia, appunto perché ha dovuto essere una ricostruzione priva dei pregiudizi laicistici ottocenteschi ha incluso capitoli capitoli sull'averroismo, su S.Tommaso, su Bellarmino, sul Concilio di Trento che nessuno si aspetta di trovare in una storia letteraria... Questa scelta di un metodo storico più rigoroso ha permesso al Montano di dare una storia totalmente nuova e assai più valida.
Battista Mondin (Università Gregoriana) Osservatore Romano (gennaio 1971)
 
VITTORE BRANCA
Montano, convinto storicista e battagliero anticrociano traccia con accattivante libertà un profilo storico della coscienza letteraria italiana (Lo spirito e le lettere) vigorosamente polemico e arditamente nuovo, alle volte frettoloso, intemperante, provocatorio, ma sempre appassionante. Le sue duemila pagine si leggono come un racconto mosso e drammatico. Da queste posizione polemiche del Montano le tradizionale prospettive stenografiche sono sconvolte o rinnovante profondamente i decisivi rivolgimenti di coscienza politica e morale sono fatti intervenire nella storia dell'espressione letteraria, senza però mai confondere secondo il vizio risorgimentale e marxistico i valori civili con i valori artistici... Naturalmente certi capovolgimenti di giudizi saranno uno shock per i lettori più tradizionalisti, la poesia del Campanella o del Del Valle è il risultato di farneticazioni di critici; Alfieri ha immaginazione da adolescente; Foscolo rimase sempre mentalmente immaturo, come il suo Jacopo Ortis; Cattaneo fu tutto tranne che realista; Nievo con le sue Confessioni fece un tentativo da liceale. E Montano queste sue posizioni negative le motiva con la risoluta coerenza e con serrate argomentazioni con quali presenta anche quelle positive e rivelatrici: ad esempio la distinzione essenziale tra Dante poeta e Dante personaggio, l'assoluta oggettività narrativa del Tasso, la rigorosa coscienza del Guicciardini, lo splendore dei Promessi Sposi come poema della Chiesa cattolica... C'è nell'opera anche la passione di scoprire il volto di un'Italia restata troppo nascosta specialmente negli ultimi due secoli....
Vittore Branca (Università di Padova) Corriere della Sera (marzo 1972)

ARMANDO BALDUINO
... nel complesso, il libro (Lo spirito e le lettere, vol. IV) mantiene fede agli ambiziosi programmi manifestati nelle dense pagine del 1 'introduzione generale. Restando sempre all'impostazione generale, va in particolare riconosciuto che nel libro di M. nulla di ciò che è ritenuto "necessario per seguire lo svolgimento della letteratura" è dato mai per scontato, come troppo spesso si usa fare... Continuo è sopra tutto il resoconto sui fatti storici, sulle trasformazioni sociali, su tutti i temi del dibattito ideologico (politico e religioso prima di tutto). In quest'ultimo ordine vanno, com'è intuitivo, additate alcune tra le componenti più efficaci, proficue e sollecitanti della ricostruzione storiografica offerta da M. che il proprio acume ha modo di mostrare ampiamente anche quando le sue indagini non si esplicano (ma non mai oziosamente) sui prodotti della letteratura ... Quanto a me, per mettere le carte in tavola (o meglio le tessere così invise a Montano) dirò di più in generale che essendo comunista, molto avrei da obiettare sulla maggior parte della sferzanti accuse con cui, pur concedendo il dovuto rilievo a Gramsci ("gran maestro di vita morale ",pp. 115.126), M. ha bollato l'ideologia e l'azione della sinistra italiana lungo tutto il secolo.Va altresì segnalato però, che neppure nei confronti della parte cattolica M. si è mostrato molto più tenero. Certo, e non solo per quest'ultimo volume M. ci ha dato un libro ricchissimo di sorprese e che , anche per questo, ha pure una qualità sommamente rara per un "manuale", quella cioè di costituire una lettura appassionante... Capace di stimolare una discussione critica sulla storia, non solo strettamente letteraria, del nostro secolo. Rispetto a molti testi consimili, questo ha il grosso vantaggio di puntare decisamente sulle opere che ritiene più importanti, senza limitarsi a elogi frettolosi, ma esponendone invece puntualmente la tematica e facendole oggetto di un'analisi serrata fornisce cioè un effettiva guida alla lettura che potrà avere un'immediata e tangibile utilizzazione anche sul piano didattico. Alcuni profili possono essere considerati eccellenti e degni magari di figurare nella bibliografia essenziale di scrittori pure ampliamenti studiati, come Serra, Gentile, Saba, Montale.
Armando Balduino (Università di Padova) Studi novecenteschi (agosto 1972)
 
UMBERTO ECO
... uno studio abbastanza importante di Rocco Montano (L'estetica del Rinascimento e del Barocco). Mi accorgo subito che non si tratta solo di uno studio ma anche di un'antologia di brani, molti dei quali utilissimi per il mio lavoro. E vedo ancora una volta come siano stretti i rapporti tra studiosi rinascimentali della Poetica, manieristi e trattatisti barocchi.
Umberto Eco (Università di Bologna) Come si fa una tesi di Laurea (1977)
 
BATTISTA MONDIN
In questo saggio ("Comprendere Montale" in 2 volumi Vico ed. Napoli, 1978) Rocco Montano ricostruisce pazientemente l'intera storia del mondo spirituale e poetico del massimo poeta italiano vivente, e presenta un lucido e originale commento delle sue creazioni poetiche principali.... ..Tra l'altro, il risultato assolutamente negativo dei procedimenti critici che si sono generalmente adottati nei confronti della poetica montaliana è stato quello di fare ignorare il posto fondamentale, che nella poesia di Montale ha l'incontro con Clizia l'amica ebrea, e il colloquio intorno alle cose assolute che muove da tale incontro e costituisce la vera essenza della più alta produzione del poeta. Questa è la tesi che Montano porta avanti con fermezza in tutto il suo saggio e che egli riesce, a mio avviso, a convalidare in maniera inoppugnabile con una penetrante analisi dei testi montaliani. Egli rivela chiaramente il significato decisamente trascendente anche se non esplicitamente religioso di molte liriche dirette all'amica Clizia. Comprendere Montale a mio parere, finisce per essere, per il modo attento con cui è seguita questa avventura spirituale, con i suoi altissimi esiti poetici, un sussidio indispensabile per intendere il senso vero e profondo del clima spirituale con cui si muove il massimo poeta italiano del nostro secolo.
Battista Mondin, Osservatore romano (ottobre 1979)
 
JACQUES GOUDET
Il riferimento a De Sanctis proclama senza equivoci quali sono le ambizioni. Si è lontani, in effetti, dalla giustapposizione di monografie successive, dal dizionario di autori e di opere camuffato, con l'alibi della cronologia, da storia letteraria. E' al centro delle idee e delle forme, un trattato d'insieme di una civiltà, nel quale merito eminente l'integrazione sistematica dello studio dei grandi filosofi e pensatori italiani, delle grandi scuole e dei grandi scrittori che appartengono a tutta la storia d'Occidente dà un'apertura singolare. Le chiusure e le prospettive tradizionali sono decisamente superate. Si spiega anche in questo senso che la storia di Montano sia l'antagonista di quella di De Sanctis. La forza della posizione di Montano è di aver tratto vantaggio da una realtà indubitabile e tuttavia spesso male identificata, a partire dalla quale tutto si svolge poi naturalmente. L'abilità geniale è consistita senza dubbio, in effetti, nel partire dal principio vero, cioè da S.Tommaso. C'era qui una carta maestra da giocare. Montano la gioca con competenza. L'aver dato come dominante alla cultura occidentale questa bipolarità non può limitare la valutazione degli individui che fioriscono più vicino all'uno o all'altro di questi poli senza mettere in questione l'altro.
Jacques Goudet, "Revue des études italiennes"
 
AUGUSTO DEL NOCE
E' grande pregio del libro di Montano (G.B. Vico, Fenomenologia della storia, del linguaggio e dello stato) l'aver messo il dito su questo difetto dell'interpretazione cattolica e di aver indicato la via giusta, quella che porta a un Vico non più superfluo, ma attuale intendo parlare dell'incontro che si è stabilito, senza diretta influenza, e battendo vie affatto diverse, tra le mie idee e quelle di Montano intorno a Vico e all'attualità che questo filosofo ha riguardo al tema del superamento del machiavellismo la questione essenziale, e sinora irrisolta, della politica contemporanea. A me pare che Montano (nel libro Il superamento di Machiavelli) anche e soprattutto su questo punto abbia stabilito la verità, parlando di "superamento" e non di semplice adeguazione di Machiavelli.
Augusto Del Noce (Università di Roma) Prospettive nel mondo (1980)
 
AUGUSTO DEL NOCE
Mi diceva una ventina di anni fa Etienne Gilson: "Nessun poeta ha presentato la figura di Ulisse in forma così fascinosa come ha fatto Dante. Così che il lettore ordinario, vedendo espresso nel canto, con eccezionale potenza tragica , la lotta tra virtù e fortuna, tra l'eroe e il destino, è portato a dimenticare che lo stesso Dante ha messo Ulisse all'Inferno: eppure questo è il problema che il lettore deve affrontare; la sua soluzione ha un rilievo decisivo per l'interpretazione non soltanto dell'episodio, ma del poema nella sua interezza''. Queste parole, di un Maestro ineguagliabile, mi sono venute in mente nel leggere il recente libro di Rocco Montano "Dante filosofo e poeta" pubblicato nel 1972 (Conte G.B.Vico edit. Napoli) come se in esso si possa trovare la risposta alla questione di cui Gilson mi aveva parlato. Si è molto parlato della Commedia come "visione" nel senso che Dante pensava di aver avuto la grazia di una rivelazione profetica, per cui aveva potuto contemplare la vita come Dio la vedeva, così da poter rivelare agli uomini i modi della giustizia divina, ed essere investito da Dio della missione annunciarla "in pro del mondo che mal vive". A me sembra che in rapporto a questa tesi difficilmente oppugnabile se non si vuol tornare alla "bella finzione" o al "romanzo teologico" il lavoro di Rocco Montano... ne rappresenti quella che è la necessaria coerenza e, per così dire, quel che è il suo richiesto punto d'arrivo.
Augusto Del Noce, Il Tempo (22 settembre 1985)
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